14 NOVEMBRE 2021 ORE 10.30 – ECCO LA MIA OMELIA ALLA MESSA DEL RINGRAZIAMENTO – Va GIORNATA MONDIALE DEI POVERI – IN PRESENZA DEL SINDACO DI SAN ZENONE FABIO MARIN E DEL SINDACO DI MARZLING IL COMUNE BAVARESE CON IL QUALE SIAMO GEMELLATI (Ideatore e promotore del gemellaggio sono io).
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14 NOVEMBRE 2021 –CHIESA ARCIPRETALE DI SAN ZENONE DEGLI EZZELINI TV – GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO E GIORNATA DEI POVERI- OMELIA DEL DIACONO BRUNO MARTINO
Oggi, carissimi fratelli e sorelle, celebriamo la Giornata del Ringraziamento ed anche la Quinta Giornata mondiale dei poveri. Abbiamo anche la gioia di avere tra noi una delegazione di Marzling che saluto volentieri e con tanto, immutato e fraterno affetto. Siano benvenuti i due Sindaci: Martin Ernst e Fabio Marin che con lodevole determinazione si stanno incontrando per rafforzare il rapporto tra i nostri due Comuni e dare opportunità belle, efficaci e innovative alle Comunità di Marzling e San Zenone. Coraggio, che il Signore vi accompagni!
Cercherò, in una breve riflessione, di illuminare con la Luce del Vangelo le due importanti ricorrenze di oggi, ripeto: Ringraziamento e V° Giornata mondiale dei poveri. Intanto, rendendo grazie a Dio, anche questo anno, malgrado le limitazioni della pandemia, diverse associazioni si sono strette intorno ai Lavoratori della terra per la giornata del Ringraziamento e di questa vostra fedeltà siamo a tutti, ed in particolar modo agli organizzatori, immensamente grati e certamente la vostra disponibilità, il vostro servizio e la vostra opera saranno molto graditi anche al Signore. Complimenti per quanto avete anche in questa occasione voluto preparare e donare a tutti noi e a Dio Creatore.
Una prima riflessione sul brano del Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato.
Quando si chiede ad un bambino della nostra epoca e della nostra cultura che cosa sia per lui la fine del mondo, risponde in termini di catastrofe e di annientamento, così come suggeriscono la bomba atomica e l’inquinamento. Ma quando si interroga Gesù sulla fine dei tempi, risponde in termini di pienezza e di ritorno. Egli afferma con forza che il Figlio dell’uomo ritornerà; non, come è già venuto, per annunciare il regno (Mc 1,15) e il tempo della misericordia (Gv 3,17), ma perché tutto si compia (1Cor 15,28). Allora ognuno troverà il proprio posto (1Cor 14,2-3) e otterrà la sua ricompensa in funzione delle proprie opere (Mt 16,27).
La predicazione di Gesù è carica di questa preoccupazione: aprire gli occhi agli uomini sui segni premonitori di questa fine del mondo che non sarà una caduta nel nulla, ma un ingresso nella gloria. Ma ciò che resta e resterà nascosto, è la data di questo istante. Questo è un segreto del Padre. Egli non l’ha ancora svelato. Ecco perché la Parola (il Figlio) non lo sa. Il Padre non ha ancora espresso questo pensiero, per via della sua pazienza infinita e della sua bontà illimitata (2Pt 3,9). Inutile insistere (At 1,6-7) e chiedere: “Perché?”. Per il momento, questo non ci riguarda e non è nemmeno utile per noi saperlo. La sola cosa che conta è sapere che questo ritorno di Cristo ci sarà e che bisogna prepararsi ad esso, bisognerà agire oggi nel Bene, vivere secondo il Vangelo di Gesù, bisognerà convincersi che niente può sottrarci al giudizio di Dio nei giorni ultimi, altrimenti ci si ritroverà irrimediabilmente esclusi dal Regno (Mt 25,11-12; Lc 13,25).
E’ un invito a continuare nel nostro cammino di fede, di conversione e di salvezza ma secondo ciò che ci ispira in ogni istante lo Spirito di Dio e non secondo la voce dell’illusione del mondo della Civiltà che abbiamo costruito, accettato e che abbiamo in piccola o grade misura sostituito al messaggio evangelico dell’amore.
Una seconda riflessione sul Messaggio di Papa Francesco per la giornata del Ringraziamento, questo il tema:
“Lodate il Signore dalla terra (…) voi, bestie e animali domestici” (Sal 148,10)-Gli animali, compagni della creazione. Quando lo sguardo dell’umanità si posa sulla creazione e il suo cuore trabocca di meraviglia per l’opera di Dio, la persona non può fare a meno di lodare il Signore anche per il dono degli animali, anzi la sua parola si intreccia con quella muta di tante creature viventi che accompagnano la nostra presenza sulla terra. Esse sono spesso citate come riferimenti per la meditazione del saggio di fronte al mistero della vita: si pensi a quando Dio mette Giobbe di fronte alla bellezza e complessità del creato, proprio a partire dalle specie animali, compagni della creazione, inseriti in un progetto di alleanza
Le prime pagine della Genesi collocano la creazione degli animali nel quinto e nel sesto giorno: quest’ultimo è lo stesso in cui viene creata l’umanità (Gen 1,30-32). Il creatore non solo dona loro la vita, ma provvede anche al loro sostentamento: «A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde» (Gen 1,30). Il dominium sugli animali, che Dio affida all’uomo in Gen 1,28, non ha un’accezione tirannica. Non si tratta di disporre degli animali a proprio piacimento, ma di pascerli e guidarli con premura. Questo sguardo carico di cura culmina in quello di Cristo, che ha parole che invitano ad avere fiducia in Dio Padre provvido: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre» (Mt 6,26). Non è questo un invito al nostro disimpegno ma a fidarci dell’Amore del Creatore, ad affidarci totalmente a Lui anche nelle nostre pene quotidiane. In questo piano materico è impossibile scansare le disgrazie, le preoccupazioni e le malattie. Possiamo solo, affidandoci a Dio, modificare la nostra postura di cuore nel gestire la sofferenza, ritrovare la pace nel Suo Amore e quello di Gesù in Croce che non si è sottratto alla sofferenza per salvarci, ma la ha offerta al Padre come dobbiamo fare noi, sempre e comunque.
Infine una terza riflessione sulla Giornata mondiale dei poveri.
Una giornata che nella Parola di Dio ci provoca, ci mette in grande difficoltà, ci indispone, ci mortifica perché possiamo convertirci, perché il Signore ci vuole salvi, veritieri, non ubriachi di alibi e di illusione.
Innanzitutto dobbiamo cancellare dalla mente la figura stereotipata che abbiamo in mente del povero, che ai nostri giorni, specie nel nostro modello di civiltà iper- consumista occidentale, non è più solamente quella del mendicante all’angolo delle strade, ma le povertà oggi sono ben altre e di infinite categorie. Siamo tutti poveri: poveri non solo di cibo, di casa, di lavoro, di indumenti, ma siamo anche malati di potere, di egoismo, di vanità, anche di patologie psicologiche, di emozioni, di incapacità di avere corrette relazioni, siamopoveri di verità, poveri di misericordia, di compassione, d’amore… e via avanti così con un elenco infinito…
Basta ascoltare alcune espressioni di Gesù ed anche di Papa Francesco per capire quanto siamo distanti dalla realtà. Interroghiamoci sul loro significato . Alcuni esempi: 1 )Nel povero Gesù bussa al nostro cuore. – 2) La strada dei poveri ci porta a Gesù. I poveri sono sacramento di Cristo. 3) I credenti, compreso molti frequentatori assidui di tutte le chiese, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi perché i poveri li hanno sempre accanto a loro, e sono Sacramento di Cristo, rappresentano la Sua persona e rinviano a Lui. 4) L’uomo non produce l’amore, ma dona un amore ricevuto da Dio: se non amiamo, non accudiamo, se non aiutiamo chi fa più fatica a vivere, anche il Signore non avrà per noi l’attenzione che tante volte al giorno chiediamo per noi e per le persone che amiamo. 5) Nel povero Gesù bussa al nostro cuore, non possiamo far finta di non vederlo, non possiamo girarci dall’altra parte, non possiamo ignorarlo! Non esiste alcuna giustificazione per noi perché nel povero ripeto Gesù bussa al nostro cuore e, assetato, Gesù ci domanda Amore. Nel volto di ogni povero, anche del disagiato psicologico che ci importuna a volte anche nelle parrocchie o nelle nostre case, è riconoscibile senza alcuna eccezione il volto stesso di Cristo.
Infine, ed è questa l’espressione che deve farci più riflettere e con la quale concludo: 6) i poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. Essi hanno molto da insegnarci, oltre a partecipare al “sensum fidei”, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. E’ necessario che ci lasciamo evangelizzare, amandoli ed accompagnandoli, anche da loro.
Sia lodato Gesù Cristo. Diacono Bruno Martino