30/03/2023 – Santuario della Madonna della Salute – San Zenone degli Ezzelini – V e ultima omelia dei mercoledì di Quaresima

Nel vangelo di oggi, continua la riflessione sul capitolo 8 di Giovanni. In forma di circoli concentrici, Giovanni approfondisce il mistero di Dio che avvolge la persona di Gesù. Sembra una ripetizione, perché sempre ritorna a parlare dello stesso punto. In realtà, è lo stesso punto, ma ogni volta a un livello più profondo. Il vangelo di oggi affronta il tema della relazione di Gesù con Abramo, il Padre del popolo di Dio. Giovanni cerca di aiutare le comunità a capire come Gesù si colloca all’interno dell’insieme della storia del Popolo di Dio. Le aiuta a percepire la differenza che c’è tra Gesù ed i giudei, ed anche tra i giudei e gli altri: tutti noi siamo figli e figlie di Abramo.
Essere libero o essere schiavo del peccato, ecco il dilemma che ogni uomo deve affrontare. Essere libero significa appartenere completamente a Dio, fare la sua volontà, poiché egli desidera la nostra salvezza. Essere libero compiendo il bene è fare piacere a Dio. Al contrario, essere schiavo significa andare per la propria strada, essere signori di se stessi. Impariamo a perseverare nell’insegnamento di Cristo. Perseverare significa perdurare sempre, costantemente. Perseverare significa credere anche a scapito della logica umana e delle convinzioni universali. Ciò significa avere il coraggio di dare fiducia a Gesù, rimanere sempre nella casa del Padre. Abramo ha mostrato di avere del tutto fiducia in Dio. La patria, verso la quale per tutta la vita non ha smesso di incamminarsi, è Dio. Se fossimo davvero figli di Abramo, le nostre vite prenderebbero un’altra piega. Il Figlio di Dio è venuto sulla terra per cercare e per salvare ciò che era perduto. Se il Figlio vi libera, sarete davvero liberi. Il tempo di Quaresima ha questo senso: con l’ascolto della parola divina e con le azioni dettate da una fede profonda noi vogliamo ottenere la liberazione operata per noi da Gesù Cristo. Essere un discendente di Abramo non ha un significato carnale, ma spirituale: continuare lo spirito del patriarca, cioè avere una fede sempre più forte.
Nella fede Abramo ha obbedito all’appello di Dio e si è recato nella terra di cui doveva entrare in possesso.
Prima di arrivare alla terra promessa ha peregrinato molto, aspettando la costruzione, su solide fondamenta, della città il cui architetto e costruttore sarebbe stato Dio stesso. E noi siamo capaci di camminare fino alla città costruita da Dio.
Cos’è essere figlio e figlia di Abramo? La reazione dei giudei è immediata: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?” Gesù ribadisce facendo una distinzione tra figlio e schiavo e dice: “Chi commette il peccato è schiavo del peccato. Lo schiavo non rimane per sempre in casa, ma il figlio rimane per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Gesù è il figlio e vive nella casa del Padre. Lo schiavo non vive nella casa del Padre. Vivere fuori dalla casa, fuori di Dio vuol dire vivere nel peccato. Se loro accettassero la parola di Gesù potrebbero diventare figli e raggiungere la libertà. Non sarebbero più schiavi. E Gesù continua: “Io so che voi siete discendenza di Abramo, ma state cercando di uccidermi, perché la mia parola non entra nella vostra testa”. Subito appare ben chiara la distinzione: “Io parlo delle cose che ho visto quando ero con il Padre, anche voi dovete fare ciò che avete udito dal padre vostro”. Gesù nega loro il diritto di dire che sono figli di Abramo, perché le loro opere affermano il contrario.
Ma loro insistono in affermare: “Il nostro Padre è Abramo!” come se volessero presentare a Gesù un documento della loro identità. Gesù ribadisce: “Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro”. Tra le linee, suggerisce che il loro padre è satana (Gv 8,44). Suggerisce che sono figli della prostituzione.
“Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato”. Usando parole diverse, Gesù ripete la stessa verità: “Chi appartiene a Dio ascolta le parole di Dio”. La verità ci farà liberi. Emoziona questa Parola, ci interroga, ci scuote, ci scava. La verità ci rende liberi, la verità di noi stessi, quella che ci porta a guardarci senza paura, senza timore, senza nascondere i nostri limiti e senza farli diventare dei minacciosi giganti che ci schiacciano. La verità che ci è necessaria, e che dura tutta la vita, per riconoscere i nostri difetti (congeniti, da mitigare) e i nostri peccati (quelli in cui mettiamo in gioco la nostra libertà). La verità che ci è necessaria nelle relazioni, senza diventare sfrontati o offensivi ma che sa dire “sì” se è “sì” e “no” quando è “no”, senza temere, senza falsi buonismi, senza compromessi che ledono il vangelo o la dignità delle persone. La verità che ci è necessaria nei rapporti col nostro mondo ipocrita che definisce l’aborto “interruzione di gravidanza” e l’eutanasia “dolce morte”. La verità che è necessaria nei nostri rapporti di Chiesa troppo spesso mondanizzata, troppe volte seduta sulle proprie presunte certezze e che non brucia per l’amore del fratello, una verità che è faticosa. La verità ci rende liberi. Ma ci crediamo?
E la verità ci rende liberi dalle troppe cose che ci condizionano, talora impedendoci di vivere pienamente: sensi di colpa, giri di testa, paure, ansie. La Parola ci conduce alla pienezza, così ci dice il Maestro. Fidiamoci.
Sia lodato Gesù Cristo.

18/09/2022 (pomeriggio) – Messa all’Oasi San Daniele – Omelia del Diacono Bruno Martino

Foto di Beniamino Fantinato

Un cordiale benvenuto a tutti i presenti e un grazie di cuore a don Manuel per la celebrazione e per avermi delegato a tenere l’omelia. Qualche riflessione sul brano del Vangelo di oggi. L’amministratore della parabola è lodato da Gesù per la sua sagacia (non certo per la sua disonestà!) e Gesù sospira tristemente: “Se mettessimo la stessa energia nel cercare le cose di Dio!”; se mettessimo almeno la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo stesso entusiasmo che mettiamo nell’investire i nostri risparmi… anche per le cose di Dio! La scaltrezza dell’amministratore è l’atteggiamento che manca alle nostre stanche comunità cristiane, anche per quando concerne la Salvaguardia del Creato, del nostro territorio: pensiero debole che si adagia su quattro devozioni e un po’ di moralismo senza l’audacia della conversione, del dialogo, della riflessione. Io, discepolo, posso vivere nella pace, ma anche nella giustizia: libero dall’ansia del denaro, libero da mammona, per essere discepolo. Ecco, la sostanza è questa: se sono discepolo di Cristo so quanto valgo, so quanto valgono gli altri e vado all’essenziale nei miei rapporti con tutti, dall’onestà nello svolgere il mio lavoro, alla solidarietà, ad uno stile di vita retta e consona al Vangelo , al rispetto del creato con tutte le sue creature e tutte le multiformi espressioni della vita creata..
Un accenno al messaggio dei vescovi per la 17° Giornata della Custodia del Creato I Vescovi delle due Commissioni, per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e dell’Ecumenismo e il dialogo, hanno elaborato un Messaggio per la celebrazione della 17ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre 2022). Il tema scelto dai Vescovi quest’anno è: “«Prese il pane, rese grazie» (Lc 22,19). Il tutto nel frammento”. Quante cose sa dirci un pezzo di pane! …Basta saperlo ascoltare. Purtroppo il pane ci sembra scontato: è talmente «quotidiano» da non attirare il nostro sguardo. Non si apprezza, si usa; non si guarda, si mangia. Lo consumiamo automaticamente, senza badarci. E’ stata messa a disposizione dai Vescovi una bella riflessione che trovate anche in internet, molto articolata sviluppando il senso cristiano su sulle singole parole, quali: Prese il pane – rese grazie – lo spezzò – lo diede… Ognuna di queste quattro azioni diventa una riflessione a sé. Così si conclude il messaggio dei Vescovi: “Torniamo, dunque, al gusto del pane: spezziamolo con gratitudine e gratuità, più disponibili a restituire e condividere. Così ci è offerta la possibilità di sperimentare una comunione più ampia e più profonda: tra cristiani anzitutto, in un intenso respiro ecumenico; con ogni credente, proteso a riconoscere la voce di quello Spirito di cui la realtà tutta è impastata; con ogni essere umano che cerca di fondare la propria esistenza sul rispetto delle creature, degli ecosistemi e dei popoli.”
Ora una sottolineatura secondo me necessaria per onorare questo Tempo del Creato dal 1° Settembre al 4 Ottobre. Creato. Oggi siamo qui a celebrare la santa Messa nella stupenda Oasi San Daniele e abbiamo il dovere di ricordarci e ricordare a tutti che questo ameno sito è simbolo della bellezza del Creato ma anche quello della lotta sociale, per l’esempio dato dalla reazione dell’intero comprensorio a partire dal Comune di San Zenone, per evitare qui, anni fa, lo scempio immane di una discarica di fanghi industriali che in questo luogo avrebbero voluto realizzare con centinaia di camion percolanti veleni transitanti nelle nostre stradine che qui avrebbero portato i fanghi, dove stiamo celebrando questa Santa Messa, inquinando l’acqua delle falde sottostanti ed anche distruggendo le speranze delle persone dell’intera pedemontana del Monte Grappa. Persone che sono riuscite benemeritamente riuscite ad evitare con il loro impegno che questo devastante progetto entrasse in opera ormai oltre un ventennio fa. Se celebriamo questa santa messa per ringraziare il Signore dallo scampato pericolo, abbiamo poi il dovere di continuare coraggiosamente nell’impegno di vigilanza del territorio lottando per chi sta ancora speculando sull’intera Pedemontana a discapito della biodiversità e dell’integrità di questa terra benedetta e della salute, della vita presente compreso la nostra. Non permettiamo che la ricorrenza di questa celebrazione liturgica si infetti di passività, di mielosità, di disimpegno verso i problemi ambientali. Facciamo in modo che questa nostra preghiera a Dio non diventi una sdolcinata tradizione. Il ricordo della battaglia per l’Oasi va tramutato in energia per un presidio permanente del territorio. Se non diventa azione, questo ricordo del perché della realizzazione dell’Oasi rimane una pia intenzione ed un atteggiamento ipocrita sul tema della salvaguardia del creato.. sarebbe un ringraziare ed un tradire nello stesso istante Dio Creatore al quale ci stiamo rivolgendo. Oggi dobbiamo continuare più di sempre ad essere uniti, pregando e lottando per mantenere salva da scempi ulteriori questa lembo di terra stupenda nei valori, nella natura e nelle tradizioni, nell’articolato e pregevole paesaggio culturale che rappresenta. Teniamolo bene a mente: da soli oggi non si va da nessuna parte, possiamo solo infettarci di autoreferenzialità! Dobbiamo unirci: Comuni, Associazioni e persone e lottare contro le pulsioni irrefrenabili di tutti coloro che voglio predare e distruggere, inquinare, affossare per proprio tornaconto le possibilità vere che questo territorio offre a chi qui vive o al visitatore arriva tra noi anche come turista. Dobbiamo unirci tutti e lottare per tentare di risolvere le criticità esistenti oggi, acquisendo stili di vita di relazione e di resilienza senza accettare complicità nascoste, mantenendo ciò che ad ogni celebrazione abbiamo promesso al Signore. E’ inutile stare qui insieme a pregare se poi inceneritori mascherati da cementifici ci inquinano, stesso vale per gli impianti industriali a biogas, progetti di casse di espansione, cave, criticità sul Piave, centri commerciali. Cementificazione selvaggia, vanificare inquinandole le importantissime riserve d’acqua sotto il Massiccio del Grappa: Ci siamo ipocritamente fregiati del logo Unesco dando spazio fuori di ogni logica e ragione alla coltura chimica della vite proprio nel corso di una variazione climatica che dovrebbe invece farci pensare anche e principalmente preservare l’acqua del sottosuolo per poterci dissetare, lavare, coltivare e preservare la salute di ogni forma di vita della biodiversità che ci comprende… Ma come possiamo tacere tutto questo, come possiamo non considerare e proteggere le interessantissime zone umide pedemontane e unirle nella gestione, come abbiamo potuto con la stessa ipocrisia permettere la distruzione delle torbiera in formazione di san Zenone uno dei biotopi più rari ed importanti della pedemontana? Preghiamo allora il Signore perché ci dia concretezza e genuinità d’azione, anche perché è sempre utile ricordarsi che non tutti quelli che diranno Signore Signore saranno salvati dalla perdizione alla fine della loro esistenza…
Concludendo, ricordo che questa celebrazione è dedicata alle famiglie che hanno perso un figlio . Mi permetto di ricordare, tra tutti ed a nome di tutti, il mio carissimo amico e collega di lavoro Fabrizio Bevilacqua, l’ “Angelo del Grappa” scomparso recentemente cadendo dal Sentiero del Cavallo.
Ricordiamolo carissimi fratelli e sorelle: l’amore è più forte della morte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L`amore è più forte della morte. Per questo la strada della consolazione è far crescere l`amore, renderlo più solido, e l`amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando ‘non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno’. Il lavoro dell`amore di Dio è più forte del lavoro della morte. E` di quell`amore che dobbiamo farci ‘complici’ operosi, con la nostra fede!”, non dei Consorzi per lo sfruttamento e la distruzione del territorio. Gesù nel giorno della risurrezione dei morti restituirà a sua madre il figlio che è volato in cielo prima di lei ed questa è la nostra speranza, che tutti ni nostri cari che sene sono andati, tutti, il Signore ce li restituirà e noi con loro ci incontreremo ancora e staremo insieme, per l’eternità. Sia lodato Gesù Cristo.

 

18/09/2022 (mattino) – Celebrazione Liturgia della Parola – Castelfranco Veneto – Gruppo apicoltori della castellana

DIACONO BRUNO MARTINO – TESTO OMELIA
Un cordiale benvenuto a tutti i presenti e un grazie di cuore alla carissima Presidente Valentina Sanvido per avermi coinvolto anche quest’anno a questa bella giornata da vivere insieme. Qualche riflessione sul brano del Vangelo di oggi.
L’amministratore della parabola è lodato da Gesù per la sua sagacia (non certo per la sua disonestà!) e Gesù sospira tristemente: “Se mettessimo la stessa energia nel cercare le cose di Dio!”; se mettessimo almeno la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo stesso entusiasmo che mettiamo nell’investire i nostri risparmi… anche per le cose di Dio! La scaltrezza dell’amministratore è l’atteggiamento che manca alle nostre stanche comunità cristiane: pensiero debole che si adagia su quattro devozioni e un po’ di moralismo senza l’audacia della conversione, del dialogo, della riflessione. Io, discepolo, posso vivere nella pace, ma anche nella giustizia: libero dall’ansia del denaro, libero da mammona, per essere discepolo. Ecco, la sostanza è questa: se sono discepolo di Cristo so quanto valgo, so quanto valgono gli altri e vado all’essenziale nei miei rapporti con tutti, dall’onestà nello svolgere il mio lavoro, alla solidarietà, ad uno stile di vita retta e consona al Vangelo , al rispetto del creato con tutte le sue creature e tutte le multiformi espressioni della vita creata.. Chi è il padrone dell’umanità? Chi è il padrone del Creato? Dio? Chi i tiene in ostaggio e ci impedisce di trasformare l’umano in divino? Dio o il denaro, il potere, la ricchezza, la ricerca compulsiva del possesso di possedere qualsiasi cosa a qualsiasi costo anche a costo di distruggere la vita su questo pianeta? L’uomo è caratterizzato su questo piano materico da due sue patologie spirituali: la concupiscenza, una forte attrazione verso le cose del mondo, le cose materiali , e la cupidigia, desiderio anche esso irrefrenabile verso gli allettamenti di mondo, il possesso ripeto, la ricchezza, il potere… il denaro guadagnato in qualsiasi modo ed a qualsiasi costo.
La ricchezza che oggi ha mille seducenti nuovi volti: mercato, profitto, auto-realizzazione. Gesù non è moralista: il denaro non è sporco, è solo rischioso perché promette ciò che non riesce a mantenere e il discepolo, il figlio della luce, ne usa senza diventarne schiavo.
Gesù non ci vuole ricchi possidenti a meno che la nostra ricchezza non serva a sostenere chi fa più fatica a vivere… Vuole trasformare a nostra attenzione per la materia ad attenzione per lo Spirito, farci passare dalla dimensione umana alla divina e cioè il passaggio da una vita a misura d’uomo a una vita a misura di Dio. Dall’orizzonte umano all’orizzonte divino..
CONCLUDO PROPONENDO TRE BREVI RIFLESSIONI:
1) IL DEMONIO ENTRA DALLE NOSTRE TASCHE, POI IN NOI ENTRA LA VANITA’, IL LUSSO, FINO ALLA PERDIZIONE E A RINNEGARE DIO AL QUALE DICIAMO DI CREDERE. QUESTO E’ QUANTO VUOLE IL DEMONIO.
2) NOI POSSEDIAMO SOLO CIO’ CHE SIAMO CAPACI DI DONARE, SE NON SIAMO CAPACI DI DONARE UNA COSA VUOL DIRE CHE QUELLA COSA CI TIENE PRIGIONIERI, IN OSTAGGIO, ci impedisce di amare
3) QUESTA VITA IN OGNI SUA FORMA, IL CREATO TUTTO, RICORDATEO SEMPRE FRATELLI CARI, NON CI SONO STATI DONATI PER POSSEDERE… MA PER AMARE.

Santa Messa all’Oasi San Daniele – sett. 2020

27 SETTEMBRE 2020 – Oasi San Daniele, Mussolente (VI).

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 21,28-32 – La parabola dei due figli.

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore

Un cordiale benvenuto a tutti voi. Un grazie di cuore a don Manuel che mi ha delegato a tenere questa omelia, un grazie particolare ai Sindaci ed alle Amministrazioni Comunali presenti, a Radio Luce, a Giacomo Marchet per la premura che ha sempre avuto come oggi ad organizzare il tutto perfettamente e grazie infinite a tutti coloro che hanno collaborato per il buon esito di questo incontro tra noi e con Dio Padre Onnipotente che ringraziamo per averci sempre accompagnati in questa lotta per evitare la discarica di fanghi industriali e realizzare questa stupenda Oasi.

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15° Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

6 SETTEMBRE 2020 – Santa Messa in San Francesco a Bassano del Grappa (VI)

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 18,15-20 – Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parola del Signore

 

[…] Una prima riflessione viene dal Vangelo di oggi, in cui vengono riferite alcune parole o sentenze così come furono pronunciate da Gesù. Esse sono poste all’interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso va collegato alla frase conclusiva della sezione precedente in cui si afferma: Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda”.

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